1998 - 28 November - Second part - THE INTERVIEW .-
1998 -28 Novembre O ESTADO de SAN PAULO – CADERNO 2 – Second part
PERSONALIDADE ( Incontri di rilievo )
( Il testo di “ Datemi un martello “ - Vero inno della gioventù )
Rita Pavone continua a fazer sucesso entre adolescentes
( Rita Pavone continues to have success among the teen-ager )
Le sue canzoni animano le discoteche d’Italia, e sta preparando un CD che potrebbe includere un brano di musica brasiliana.
di Assimina Vlaho
Speciale O ESTADO
L'INTERVISTA
Roma – Idolo degli adolescenti degli anni ’60, Rita Pavone vede ancora oggi il suo lavoro sul palcoscenico come un mestiere qualsiasi. Lei, che fu già tema di studio da parte di Umberto Eco, non nasconde il suo affetto per il Brasile, il gusto per la musica brasiliana e il fascino per la voce di Elis Regina.
Estado - Che sta facendo in questo momento ?
Rita Pavone – In questo momento sto provando l’adattamento teatrale de “ La Strada “ di Federico Fellini che debutterà il giorno 8 a Bologna e proseguirà poi per tante altre città italiane.
L’adattamento teatrale è di Tullio Pinelli, che scrisse il testo per il cinema con Flaviano e lo stesso Fellini. Io ho il ruolo di Gelsomina,che fu quello di Giulietta Masina sul grande schermo.
Un personaggio meraviglioso; infantile, rabbioso, triste , malinconico, ma anche drammatico e multiforme. Certo, ho un poco di timore per il confronto con Giulietta Masina, grande artista e vero mito del cinema italiano, ma ritorno al teatro dopo aver fatto a Verona, con ottime critiche, “ La Dodicesima Notte “ di William Shakespeare nei panni di Maria.
Estado - Lei aveva lavorato con Giulietta Masina negli anni ’60. Vero ?
Rita Pavone - Sì. Lei interpretava mia madre nel film “ Non Stuzzicate la Zanzara “. Giulietta era una donna straordinaria, di grande modestia. Ricordo di essere stata sorpresa nel vedere Federico Fellini , un uomo famoso e ammirato in tutto il mondo, venirla a prendere la sera dopo le riprese come un normale marito che viene a prendere sua moglie all’uscita dall’ufficio.
Estado - Chi diresse il film ?
Rita Pavone -Lina Wermüller, con la quale ho lavorato moltissimo. Il primo film fu “ Rita la Zanzara “ insieme a Giancarlo Giannini, e poi venne un secondo, che fu una specie di sequel. Questi furono i primi films musicali italiani di alto livello, e fecero un grandissimo successo. Con Lina feci anche molti programmi televisivi come il “Giornalino di Gian Burrasca “, ad esempio - un grandissimo successo della TV italiana - e poi altri shows per i quali lei scrisse per me delle canzoni come “ Questo Nostro Amore “ e “ Fortissimo “. Io ho un buonissimo rapporto con lei. Penso che il talento sia basilare, ma è necessario avere la fortuna d’incontrare persone che ti possano arricchire in questo senso.
Io voglio ringraziare Iddio per avermi fatto incontrare nel corso della mia carriera persone che mi hanno insegnato tantissimo. Artisticamente e umanamente
Estado - Questo suo interesse per il teatro, sta a significare che lei ha messo un poco da parte la musica?
Rita Pavone – Assolutamente no . Sto preparando un disco speciale del quale non amo parlare molto perché ho paura che mi rubino l’idea. Non sarà quel genere di musica che le persone associano alla mia immagine. Il CD conterrà canzoni note ma che non sono mie. Uno dei musicisti che collabora con me in questo progetto è Stelvio Cipriani, l’autore di " Anonimo Veneziano " ,che fu mio pianista per lungo tempo. Lui era con me perfino nel mio primo viaggio in Brasile.
Vede, sto scommettendo su una Rita Pavone diversa. Sto scrivendo i testi e la musica, come ad esempio “ Finito “, che è stato, in Brasile, il tema della soap –opera " Sassaricando " . Sto anche lavorando alla versione italiana del testo di " Agua de Beber " di Vinicius de Moraes e Tom Jobim.
Estado – Le sue canzoni stanno ritornando a far successo tra gli adolescenti.
Rita Pavone - Lo vedo come una cosa straordinaria. Che dire ? E’ qualcosa che non riesco a spiegare ma che unisce. Non si tratta solo di ammirazione, è affetto vero, ed è la cosa più bella che un artista possa conquistare nel corso della sua carriera.
Tre mesi fa è uscito un mio nuovo disco dal titolo “ Rita : Passato e Presente “,nel quale interpreto le mie canzoni più famose con dei nuovi arrangiamenti. Perché quando c’è la melodia, tutto funziona sempre.
Molti pensano che sia la gente della mia età quella che viene a vedere i miei spettacoli, ma non è vero. Ci sono invece tantissimi ragazzi che vengono e ballano ai miei concerti come pazzi.
Estado – All’inizio della sua carriera, lei si è ispirata a qualcuno ?
Rita Pavone – Credo che ci sarà sempre qualcuno in grado di ispirare un’altra persona; qualcuno capace di farle dire ” Come vorrei fare questo mestiere “. Frank Sinatra, ad esempio, prendeva Bing Crosby come modello. Per me fu Brenda Lee che cambiò la mia vita. Lei mi indusse a sperimentare evoluzioni vocali che non esistevano nella musica italiana degli anni ’50, quando le voci da noi, in Italia, sembravano tutte un ricamo vocale.
Estado – Teddy Reno racconta che, vedendola la prima volta sul palco, ebbe la sensazione di trovarsi di fronte a Dr. Jekyll e Mr. Hide. Che l’aspetto di semplice ragazzina mutò improvvisamente in quella di una artista professionista. Era un processo naturale per lei o era qualcosa di studiato ?
Rita Pavone – Questo fa parte di me. In fondo io sono una timida, ma il mio habitat naturale è la musica. Sul palco io mi sento nel mio ambiente. Ma esiste però un’altra Rita. C’è un vero contrasto tra quello che sono nella vita reale e quella che sono in scena . Quando canto mi trasformo e divento piena di energia.
Estado - Come furono i suoi inizi di carriera quando aveva solo 14 anni ?
Rita Pavone - Durante la settimana lavoravo in una fabbrica di camicie per aiutare la mia famiglia, e i fine settimana mi esibivo nelle balere come crooner di orchestra. Le canzoni non avevano nemmeno titolo . Tutto era basato sulla quantità : sei walzer, sei mazurche, ecc, ecc, fino a che si arrivava a musiche più moderne, che erano poi i mambo e i cha-cha-cha.
Ho un bellissimo ricordo di quel periodo, perché andavo in quei teatri insieme a mio papà, a bordo della sua Lambretta.
Estado- Nel suo libro lei afferma che agli esordi soffrì molte umiliazioni .
Rita Pavone- La gente ha spesso idee strane sugli artisti. Quando tu non hai un paio di seni voluttuosi e un bel didietro c’è sempre una forma di ironia che finisce per mettere in ombra le tue reali capacità. Così tu devi lottare non tanto per quello che sei capace di fare, ma per le cose che nulla hanno a che vedere con la voce. Vede, se io fossi una ballerina, è auspicabile che io debba avere delle belle gambe; se io desidero fare la modella, dovrei essere alta almeno un metro e ottanta, ma se io sono una cantante, è la voce la cosa che dovrebbe essere importante.
Ma queste difficoltà tutti noi le affrontiamo fino al momento che non si viene scoperti.
Il mio problema era convincere gli altri che dietro a quella mia immagine di ragazzina esisteva del talento. E di questo sono grata a mio padre, il quale aveva una convinzione incredibile e mi ha sempre incentivata con la sua fiducia nelle mie possibilità.
Estado - A quella età è facile che la timidezza sia un problema ?
Rita Pavone – Quello che mi metteva a disagio era il modo in cui mi guardavano quando entravo in un locale. I gestori mi squadravano dall’alto in basso e chiedevano se ero io la " cantante ", perché mi ritenevano troppo bambina e questo li faceva sentire insicuri. Ma io non ho mai provato vergogna, e, grazie all’appoggio di mio padre, non ho mai avuto problemi. Io non mi sono mai sentita inferiore a nessuno, neppure quando cantavo al fianco di artisti famosi. Io so che so fare bene il mio mestiere, e questo mi tranquillizza. E’ necessario amare quello che si fa. Se tu sei sicura di quello che stai facendo, di qualunque cosa si tratti, che bisogno hai di convincere gli altri ?
In primo luogo devi convincere te medesima.
Estado - Non ha mai avuto il complesso della bassa statura ?
Rita Pavone – Niente affatto. Io mi piaccio. Io avevo una gran bella fetta di ragazzi carini che mi facevano il filo. Ancora non capisco chi dice che io sono brutta. Ho un bel viso, degli occhi belli, grandi. Sono un tipino interessante. Le lentiggini colorano il mio viso come fiori in un campo, e ho il mio bel sex appeal. Non tutti amano Alain Delon : io, ad esempio, preferisco di gran lunga Gerard Depardieu. Mi arriva qualcosa di più. Il carisma di una persona non è un fatto esteriore, ma è qualcosa che viene dal di dentro. Io non ho mai sofferto per essere bassina, perché ho un’alta considerazione di me stessa.
Estado - Lei ha cominciato a lavorare molto presto. Questo non l’ha resa adulta precocemente a dispetto della sua immagine di eterna adolescente ?
Rita Pavone - Si matura quando si comprende che altri dipendono da te. Quando capisci che se non fai il tuo spettacolo, la tua famiglia non avrà il tuo supporto. Questo ti matura. E’ un fatto di vita.
Io sono diventata adulta prima del tempo perché, d’improvviso, quando i miei genitori si separarono, io divenni il capo famiglia. Persi l’adolescenza sì, ma non l’infanzia.
Penso che il mio libro spiegherà molte cose di me a questo proposito. Io non rispecchio esattamente l’immagine che la gente ha di me. Io ho avuto i miei bei problemi. Il mio libro ritrae una persona che ha avuto tanto ma che ha pagato per tutto. Niente mi è stato regalato.
Estado- Il rapporto con suo padre ha attraversato momenti difficili, con tribunali, processi e titoli sui giornali. Questo le ha lasciato segni negativi ?
Rita Pavone – Dentro di noi esistono cose che non si cancellano mai. Mio papà era il mio idolo, ma ho scoperto che era un idolo dai piedi di argilla. E’ stato un rapporto molto difficile il nostro. Lui era un acerrimo nemico di mio marito.
Un anno e mezzo prima di morire, ricordo che venne a farci visita nella nostra casa in Svizzera, e solo allora riconobbe che si era sbagliato nei suoi confronti.
Noi non abbiamo mai parlato di queste cose. Credo che ci siamo detti tutto solo quando lui stava morendo. Io gli ho parlato a lungo e sono certa che mi abbia ascoltata. No, non sento rabbia, solo una certa malinconia. Non gli ho mai perdonato per avermi usata per risolvere
un problema che non aveva il coraggio di affrontare da solo; per non dire a mia madre che aveva un’amante. Per molto tempo mi sono sentita colpevole della loro separazione. Pensavo che se non fosse arrivato il mio successo, i miei avrebbero continuato a vivere insieme.
Estado -
A che punto, quella immagine di adolescente che segnò il suo successo negli anni ’60 condizionò la sua carriera ?
Rita Pavone – Quella immagine era molto forte in Italia e forse in Brasile, ma non lo era in Germania, né in Inghilterra nè in Spagna, dove lavoro da sempre. In questi Paesi, io non fui mai la ragazzina della porta accanto. Se facevo un disco di successo bene, se non lo facevo, bene altrettanto. Non c’è mai stata quella cosa del dare tanta attenzione alla mia immagine. L’ idealizzazione che hanno fatto di me, era per loro una cosa superata.
Estado -
Come nacque quella figura dall’aria androgina che ha affascinato così tanta gente ?
Rita Pavone - Fu tutto assolutamente genuino. Non ci fu nulla di costruito a tavolino.
Umberto Eco arrivò persino a dedicarmi alcune pagine di un suo libro per analizzare il fenomeno Rita Pavone. Ma non c’era nulla di straordinario e niente da analizzare. Io ero semplicemente una ragazzina che c’ha messo più tempo per diventare una donna. Non vale la pena fare delle elucubrazioni su questo fatto. Il mio problema maggiore era che sembravo assai più giovane di quello che ero, e neppure i capelli lunghi e i tacchi alti mi aiutavano ad apparire più grande. Quando vidi il film "Sabrina" con Audrey Hepburn , e lei , all’epoca, portava i capelli cortissimi, mi convinsi che dovevo accettarmi per quello che ero. Decisi allora di tagliarmi i capelli come i suoi. I pantaloni neri e le bretelle sono stati poi una mia idea. Ho fatto tutto da sola. L’abbigliamento fu molto gradito da coloro che mi fecero il provino a Roma, e segnò l’inizio della mia carriera. In quel momento percepii chiaramente che doveva essere quello il mio modo di vestire. Un look speciale, come quello di molti altri cantanti.
Estado – Questo spiega il suo successo ?
Rita Pavone - Il successo non è qualcosa che si può spiegare. Ricevo centinaia di lettere da ammiratori di vari Paesi, e molte dal Brasile. La mia casa in Svizzera è piena di lettere, regali, souvenir e dischi di cantanti brasiliani che mi vengono inviati per tenermi aggiornata. Ed è grazie ai miei fans - un gruppo super fedele che pubblica inoltre una fanzine dal titolo "Pavonissimo" - , che io so quello che avviene nella musica brasiliana. E’ un amore grande questo, che non è solo un risultato di cimeli, ma è un sentimento che si è creato tra di noi e che và via via rafforzandosi.
Estado – Quando è stata l’ultima volta che è venuta in Brasile ?
Rita Pavone - Nel 1987, e fui accolta molto calorosamente.
Quando recentemente, è stato qui da noi in Italia Caetano Veloso, ha parlato di me sui giornali. E anche Milton Nascimento, che pure lui è stato estremamente gentile nei miei confronti.
Estado – Non ha mai pensato di incidere una canzone brasiliana ?
Rita Pavone - Mi piacerebbe molto, ma credo che non sia proprio nelle mie corde. La musica brasiliana ha quel balanço che non fa parte delle nostre nozioni ritmiche. Nel mio ultimo viaggio in Brasile, Milton Nascimento mi inviò una pila di dischi con un vaso di azalee e una lettera bellissima nella quale mi suggeriva di studiare qualcuna delle sue canzoni. In verità , mi piacerebbe molto inciderne una.
Negli spettacoli che feci nel tour del 1987, cantai "Insensatez" di Jobim .
Mi piace molto anche Djavan, Daniela Mercuri e Zizi Possi. Adoravo Elis Regina, la più internazionale delle cantanti brasiliane. Un’artista straordinaria che aveva la tragedia già nella voce,proprio come Judy Garland. Mi ha sempre emozionato. Lavorai con lei nel ‘70 al Canecão di Rio , qualche anno prima che lei morisse. Era fantastica.
Estado - C’è mai stato qualcosa tra lei e il batterista Netinho degli Os Incriveis ?
Rita Pavone – Ricordo voci in passato che dicevano che io andavo in Brasile per vederlo. Voglio chiarire una volta per tutte che fra me e Netinho non c’è mai stato niente. Il pubblico brasiliano si illanguidiva per noi, ma non ci fu mai niente. Non ci siamo neppure mai baciati.
Il ragazzo mise in moto tutta questa storia solo perché era venuto in Italia a lavorare con me. Certo, era un bel ragazzino, ma non ci fu proprio niente fra di noi.
Estado - La sua canzone da noi più famosa è “ Datemi un martello “. Chi l’ha composta ?
Rita Pavone - Era una famosa canzone americana ripresa da Trini Lopez. La canzone diceva più o meno così : “ Andiamo a battere il martello perché la gente si muova, reagisca”. Era una canzone di protesta. Pensammo che il messaggio non fosse molto adeguato per l’Italia e cambiammo il testo trasformandolo in un brano di protesta per adolescenti contro il fatto che ci fosse sempre qualcuno a decidere per loro. “ Se io ballo, la mia mamma mi chiama e mi dice – ‘ Basta! Sono stufa dei balli lenti che vi vedono tutti appiccicati. Meglio che balliate divisi ‘, ed io non ce la faccio più ad accettare questa montagna di regole. “- Questa era l’essenza del testo italiano.
Estado - Lei ha dichiarato che la canzone italiana si è fermata nel tempo. Perché ?
Rita Pavone - Perché tende a scimmiottare la musica straniera.
Estado - E quale è, a suo parere, la vera musica italiana ?
Rita Pavone – Più che la musica, è un clima di sapore latino, lo stesso, ad esempio, che caratterizza e ben si esprime con la musica di Pino Daniele. In verità, noi stiamo cercando d’imitare gli americani, ed è per questa ragione che non esportiamo più la musica italiana nel mondo.
Estado – E Eros Ramazzotti e Laura Pausini ?
Rita Pavone - Laura ha una bella voce all’ italiana, ed è giusto che abbia successo all’Estero. Traduce quel qualcosa che gli stranieri non hanno. Trovo stupido portare il tango in Argentina tanto quanto il portare la tarantella in Italia. Ma l’Italia non è fatta solo di tarantella. Abbiamo dei ritmi musicali molto interessanti, come la musica quasi tribale della Sardegna, ad esempio.
Estado – Lei e Teddy Reno,siete sposati da 31 anni,cosa questa che è una rarità. Come ci siete arrivati ?
Rita Pavone -Facciamo parte di una maggioranza silenziosa che si sposa per stare insieme tutta la vita. E’ stato uno di quei colpi di fortuna. Ma noi non siamo melensi, creda, e ci mandiamo al diavolo spessissimo. Io penso in una determinata maniera e sono una di quei tipi che pretende che gli sia spiegato tutto prima di prendere una decisione.
Voglio anche chiarire che io in Teddy non ho trovato un nuovo padre. Io non ho mai cercato in mio marito la figura paterna. Lui mi ha dato sempre l’impressione di essere giovane. Ha sempre fatto con me delle stupidaggine da ragazzino, come il lasciarmi messaggi d’amore scritti con il rossetto sugli specchi del mio camerino. Ci divertiamo molto insieme, e abbiamo sempre avuto una forte attrazione fisica.
A mio parere, quella è la base di un matrimonio. Dopo vengono il dialogo e la comprensione.
Estado – Ma quando vi siete innamorati, provocaste un tumulto che si trasformò con il matrimonio in uno scandalo.
Rita Pavone - Ancora oggi non riesco a capire questo scandalo. Io ero una ragazza che si è sposata vergine all’età di 23 anni. Cosa questa che oggi provoca solo ilarità, ma io lo feci perché era un desiderio dei miei genitori che arrivassi pura all’altare.
Vede, la vita di un artista è meravigliosa, ed è grandioso voltarsi indietro e vedere quello che si è conquistato nel corso degli anni. Ma una persona è anche consapevole della necessità di alcune realizzazioni personali che possano soddisfarci sul piano interiore.
Io sapevo che se perdevo quel treno, mi sarei pentita per tutta la vita.
Friggere due uova era per me molto più importante della mia carriera. Io volevo chiudere la porta di casa mia alla sera con la sensazione di avere qualcosa di speciale a cui badare. E oggi l’ho tengo. Ho la mia famiglia e due figli straordinari. Alex, il maggiore, è giornalista e lavora alla televisione svizzera, il più piccolo, Giorgio, è l’artista di casa. Scrive, compone, suona, canta - ha una bella voce -, è alto in metro e 78 – e guardandomi dall’alto in basso mi dice :’”Vero che ti senti orgogliosa? “
Estado - La carriera ha influito negativamente sulla sua vita personale ?
Rita Pavone - Non ero e non sono un cartone animato. Ero una persona che viveva la sua vita e che cercava di realizzarsi artisticamente. Ho sempre considerato la mia attività professionale come un lavoro. Mi considero un’ operaia che passa le sue giornate su di un palco, non in una fabbrica. Questa concezione americana di pianificare la vita conciliando lavoro e famiglia, non fa parte della mia personalità. Io faccio la mia vita e sono felice così. Faccio il mio lavoro e poi me ne ritorno a casa. Tra una notte in discoteca e rimanere a casa con i miei ragazzi ad arrostire castagne sul fuoco del camino, io preferisco assolutamente la seconda proposta.
Estado – Sperava di arrivare dove è arrivata ?
Rita Pavone - Non l’avrei mai immaginato. Io ho sempre voluto diventare una cantante, ma mi sarei considerata più che soddisfatta anche di essere solo una corista. Per me l’importante era stare su di un palco . Il Signore però ha voluto darmi di più, e mi ha regalato questa avventura meravigliosa che continuo a vivere e che si manifesta in modo differente giorno dopo giorno.
Sono molto grata per quello che ho avuto: viaggio, conosco gente nuova. Se immagino la mia vita a Torino, in casa, a stirare biancheria, entro in crisi. Faccio un lavoro che mi piace, e per farlo mi pagano pure. Che posso volere di più ?
Estado – Il suo rapporto con il pubblico italiano è sempre stato buono ?
Rita Pavone- Non ho mai avuto problemi con loro. Il pubblico italiano non mi ha mai abbandonata.
Certo, le tendenze musicali mutano, ma il rispetto per gli artisti, per quelli che sono considerati ARTISTI veri, è un’altra cosa. La Francia ha Mireille Mathieu ,Gilbert Becaud ; il Brasile ha Roberto Carlos ,
Caetano Veloso. Questi stanno in cima a tutto. Quelli che arrivano adesso sul mercato debbono aspettare 30 anni per dimostrare le loro vere capacità. Io non mi metto in competizione con i ragazzini di oggi, perché sarebbe una sciocchezza. Ogni generazione ha i suoi miti , e non ha alcun senso pensare di vestirsi o di agire come una ragazzina.
Estado - C’è qualcosa che le sarebbe piaciuto fare e non ha fatto ?
Rita Pavone - Un musical americano stile "Grease" . Inoltre, mi rammarico di non essermi fermata negli Stati Uniti agli inizi della mia carriera. Mi rassegnai alle pressioni dei miei genitori.
Avevo conseguito un’ottima collocazione nelle charts di vendita americane, e ho fatto spettacoli insieme a nomi importantissimi come Ella Fitzgerald e Duke Ellington. Mi sono esibita alla Carnegie Hall come headliner, e ho avuto la grande opportunità di imparare a lavorare come fanno i nord-americani , ma non ne ho potuto approfittare. Sì, mi piace il loro modo di vivere. Il loro modo di lavorare. Noi invece, facciamo sempre tutto all’ultimo momento. Loro sono organizzatissimi, e fanno tutto in maniera splendida. Tu devi solo preoccuparti di fare bene la tua parte. Per tutto il resto, la responsabilità è di altri.
Estado – Quali sono i momenti che ricorda con più gioia ?
Rita Pavone - Gli Stati Uniti, il primo disco d’oro, i primi viaggi all’Estero, la popolarità e le scene isteriche dei fans come quelle che fanno oggi per Madonna.
La mia vita, in particolare, è tutti i giorni una sorpresa.