1962- September 23 - RITA PAVONE e il mito dei sedici anni - ROMA della Domenica -
1962- 23 Settembre - ROMA della Domenica
Gente dei due canali:
RITA PAVONE E IL MITO DEI SEDICI ANNI
di Luciano Rinaldi
Abbiamo inventato le sedicenni; e davvero, tra le molte invenzioni di cui il nostri tempo va inspiegabilmente orgoglioso, è questa la più gradevole e consolante: la sola, comunque, in grado di fornire validi motivi per non disperare alle nostre stagioni sciupatelle, insenilite e brontolone.
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[…] La più recente scoperta, in questo fertile campo, si chiama Rita Pavone, di professione cantante sedicenne. E’ una ragazzina lentigginosa, vivace, spontanea, che ha uno stile personalissimo e una insolita abilità: quella di non infastidire la gente, di non recitare la parte di fanciulla prodigio, di non indurre i ben pensanti a desiderare di avere una figlia così, onde poterla prendere comodamente a scapaccioni nei momenti di malinconia.
A parte la sua indubbia abilità professionale e le grandi doti di cui è certamente fornita, è forse proprio questo il segreto del suo successo: canta soprattutto per i “ teen-agers ”, e riesce ad entusiasmarli, ma non provoca strabismo da rabbia nei loro genitori e nei loro zii, che anzi guardano con simpatia quel musetto pulito da bambina degli anni nostri.
Rita Pavone è stata la vincitrice della “ Festa degli Sconosciuti “ che Teddy Reno ha organizzato ad Ariccia ; è quindi l’ultima “ scoperta “ del bravo Teddy che, dopo aver guadagnato tante benemerenze nel campo della musica leggera, sta ora rivelandosi anche il più abile e fortunato tra i “ talent scouts “Italiani.
Conviene meditare un momento su quello che una ragazzina così può significare in una civiltà canora com’è la nostra. Vediamo: il suo esordio “ ufficiale “ è avvenuto ad Ariccia, dinanzi ad una platea enorme, costituita da alcune migliaia di persone. E Rita ha cantato accennando alcuni passi di danza, leggera e disinvolta come sanno essere soltanto le marmocchie che sono figlie legittime di questo secolo venturoso, e non parenti poveri e acquisiti come siamo noi. Ora, è certo che in anni diversi una ragazzina così , che ha sedici anni e ne dimostra dodici, non avrebbe potuto far altro che recitare la poesia di Natale davanti a pochi intimi: e forse lo avrebbe fatto, ma vergognandosi da morire sotto lo sguardo affettuoso degli amici di famiglia. Ora no: cinguettano e ancheggiano, cantano e fanno le vezzose sotto gli occhi disincantati di migliaia di persone. Migliaia di occhi ( se non si tiene conto dei ciechi e dei guerci ) le fissano attentamente, e loro si esibiscono con grazia e spontaneità, euforiche e sicure di se stesse. Sono molto brave, certo: ma pensiamo con un po’ di pena ai nostri figlioli e ai nostri nipoti, ai quali spetterà il compito di assisterle, difenderle e guidarle, nella vita.
Per noi era facile: i nostri primi amori erano timidi, ritrosetti e avevano grandi occhi di cerbiatto spaventato; non ci voleva molto a recitare, al loro fianco, la parte degli uomini coraggiosi , decisi e disinvolti. Ma cosa dovranno fare i nostri rampolli per apparire uomini preparati e sicuri accanto a ragazzine così?
E ancora: appena vinta “ La Festa degli Sconosciuti “, Rita Pavone è stata chiamata in TV, e questa sera interpreterà alcune canzoni davanti al più vasto pubblico che mai Bettie Smith abbia sognato.
Vedremo, in “ Alta Pressione “, le efelidi di questa ragazzina. Bene, fratelli, il fatto non è né unico né clamoroso: ma certo significa qualche cosa, questo “ arrivare “ tanto in fretta. Domandate a Teddy Reno ( che è anch’egli un giovane, ma viene dagli anni duri, in cui cantava soltanto chi aveva dimostrato di saper cantare e aveva avuto tutta la pazienza necessaria per arrivare al momento di dimostrarlo ) domandategli se i suoi esordi sono stati così facili e fulminanti.
E questo sarebbe certamente un sintomo consolante, per le nostre annate ilari, se per tutti e in tutti i settori fosse altrettanto facile ottenere popolarità e successo. Invece, come forse avete sentito dire, la vita non è sempre così prodiga di soddisfazioni, quando non sapete cantare, come fa Rita, “ Amore twist “, quando non siete lentigginosi e quando, soprattutto, siete affetti dal terribile difetto di non aver sedici anni.
Anche questo è forse uno dei motivi della simpatia che Rita Pavone suscita nel pubblico. In fondo, in lei vediamo tutto quello che va bene, per gli esponenti del “ miracolo “ in cui diguazziamo: è il nostro riscatto indiretto, la nostra vendetta per interposta persona, la bandiera di un tempo che ignora le agonie e alza i suoi monti di cemento dove battono i cuori degli animali dimenticati, ma sa anche rendere felice una ragazzina dal visetto buffo.
D’altra parte, il suo breve ma intenso tirocinio, la piccola Rita lo ha fatto, cantando nelle balere del Piemonte e della Lombardia: canzoni languide matte, motivi da “ bambola – avviticchiati – a – me “ o “ cha cha cha “. Paffute ancelle e robusti terrazzieri hanno gia ballato le canzoni di Rita. E ora è venuto il nostro turno, com’era fatale. La Televisione, del resto, ha una certa attitudine per la giustizia sociale, e ha voluto provvedere alla serenità di coloro che non frequentano le balere.
Abbiamo dunque, una nuova stellina, nel nostro cielo grigio.
Teniamocela cara: questi anni appartengono a lei, e noi siamo suoi ospiti.